Capiterà di sentir dire, alla pronuncia “Colobraro”, che il paese della provincia di Matera è “innominabile”, di quelli da…evitare, un paese che porta sfiga, insomma! Colobraro, invece, è un simpatico borghetto che di questa nomea ha fatto il proprio punto di forza costruendo attorno alle “maldicenze” un evento di successo dal titolo “Sogno di una notte a Quel Paese”, durante il quale, ironizzando sulla irriverente fama del paese, il visitatore è guidato lungo un percorso alla scoperta del paese divertente ma emozionante, affascinante ma brioso.
Davvero suggestiva è da Colobraro la veduta su Valsinni, il paese di Isabella Morra, la poetessa lucana autrice di struggenti versi, per i quali è stata considerata una delle voci più originali e autentiche della lirica femminile del ‘500, morta assassinata per mano del suoi stessi fratelli nello stesso castello in cui nacque.
Il nome pare derivi dal latino “colubarium” che sta ad indicare un territorio pieno di serpenti, definizione attribuita per il paesaggio apparentemente spoglio che circonda il paese. L’abitato di Colobraro è sorto intorno al cenobio dei monaci basiliani di Santa Maria di Cironofrio. Il paese infatti è stato un antico centro basiliano, appartenuto alla Badia di Santa Maria di Cersosimo, paesino della provincia di Potenza.
Il Castello, di cui oggi restano pochi ruderi, risale al XIII secolo ed è stato dimora di numerosi feudatari che si sono succeduti nella storia del paese dai Sanseverino, ai Poderico, e ancora dai Pignatelli ai Carafa, fino ai Donnaperna.
Ma la storia di Colobraro è legata soprattutto a due aneddoti che spiegherebbero la sua “innominabilità”. Uno di questi risale a prima della seconda guerra mondiale e riguarderebbe l’affermazione di un uomo delle istituzioni del tempo che, dovendo smentire un episodio specifico, avrebbe sostenuto: “Se non dico la verità, possa cadere questo lampadario”. A quanto pare il lampadario sarebbe caduto davvero! Un’altra versione rimanda tutto alla credenza nelle arti magiche di alcune donne di Colobraro.
Ottima occasione è il percorso lungo le ripide stradine del borgo antico dal titolo: “Sogno d'una notte a quel paese”. La rappresentazione teatrale itinerante schiude agli occhi del visitatore più superstizioso la bellezza di un paesino, Colobraro (!), che sorge su un’altura da cui si può godere, soprattutto con la magia dell’illuminazione serale, di una romantica vista sulla valle del fiume Sinni, fino al Mar Ionio.
Tutto ha inizio con la consegna di un amuleto, tanto per non cadere in errore! Quindi ha inizio il cammino ha inizio con la visita alle mostre “Con gli Occhi della Memoria”; “La Civiltà Contadina”; “Mito e Magia nella pittura napoletana del ‘600”. Si procede quindi alla volta del centro storico, tra racconti di “affascini” e “masciare”, lungo un percorso teatralizzato affascinante e divertente, al termine del quale la degustazione di prodotti tipici e il suono della musica folcloristica non spegneranno musica e allegria!
E proprio al termine di questo intenso viaggio si raggiungono i ruderi dell’antico castello del paese. Tra i vicoletti e le gradinate che si inerpicano fino al punto più alto del piccolo borgo, dove svetta l’antico castello, il centro abitato di Colobraro custodisce alcuni edifici sacri di mistico valore.
Interessante è la chiesa di San Nicola del XIII secolo, caratterizzata da ampie finestre ogivali tipiche dell’epoca aragonese e da un interno a tre navate con altari marmorei e lignei. Costruita nel XIV secolo e restaurata alla fine del 1700, adiacente alla chiesa si trova la cappella dell’Icona, che conserva evidenti influssi dell’architettura orientale.
Fondata nel ‘500 si distingue anche la bella chiesa di Sant’Antonio da Padova con l’annesso convento. A navata unica, la fattura degli stucchi denota uno stile barocco. La chiesa è impreziosita anche da altari minori sui lati, numerose nicchie e le lesene decorative. L’altare maggiore è in marmi policromi, ma si può notare anche un piccolo pulpito in pietra retto da grandi mensole.